Europa | 43.2 % | 43.9 % | 87.1 % |
America Settentrionale | 49.0 % | 18.5 % | 67.6 % |
America Latina | 0.4 % | 19.2 % | 19.6 % |
Asia | 4.3 % | 3.9 % | 8.2 % |
Asia Pacifico | 3.0 % | 3.0 % | 6.0 % |
Africa | - | 5.1 % | 5.1 % |
Europa dell'Est | - | 3.4 % | 3.4 % |
Medio Oriente | 0.1 % | 3.1 % | 3.2 % |
Total | 100.0 % | 100.1 % |
Contesto di mercato
Negli Stati Uniti, i dati testimoniano ancora una certa resilienza dell’economia con un'inflazione tuttora elevata. In Europa invece prosegue il trend disinflattivo. La Fed e la BCE mantengono salda la rotta e dovrebbero avviare un ciclo di ribassi dei tassi di riferimento a partire dall'estate. Ha fatto eccezione la BoJ che ha posto fine a otto anni di tassi di interesse negativi mentre si moltiplicavano i segnali di una crescita solida dei salari. Il contesto di crescita resiliente, inflazione persistente e Banche centrali più accomodanti continua ad alimentare il rimbalzo degli asset rischiosi. Lo S&P 500 ha realizzato il miglior risultato di inizio anno dal 2019. Se da un lato il rimbalzo è stato trainato principalmente dai "Magnifici 7", dall'altro a fine mese si è verificata una partecipazione più ampia del mercato, con una ripresa anche dei settori ciclici, sostenuta dal rialzo delle materie prime. Il petrolio è aumentato del 5%, portandosi a 87 dollari al barile (Brent), mentre l'oro ha toccato livelli record, sorpassando la soglia dei 2.200 dollari. I mercati azionari sembrano avere scontato lo scenario ottimistico di riduzione dei tassi da parte delle Banche centrali e di un rallentamento moderato dell'economia e presentano pertanto livelli di valutazione elevati ma sostenuti da utili in aumento. Anche il credito continua a registrare un andamento interessante. A marzo i tassi europei sono scesi mentre il differenziale di crescita tra Eurozona e Stati Uniti è rimasto inalterato.