Carmignac

Nuovo ordine mondiale, inflazione e opportunità di mercato

  • Autore/i
    Frédéric Leroux
  • Data di pubblicazione
  • Lunghezza
    3 minuto/i di lettura

La guerra in Ucraina, le tensioni tra la Cina e gli Stati Uniti, e la distanza assunta dall’Arabia Saudita nei confronti di Washington, stanno delineando un nuovo ordine economico mondiale, non più incentrato sugli Stati Uniti e tale da favorire un’inflazione strutturale; quanto basta per consentire la comparsa di nuove opportunità di investimento, ritiene Frédéric Leroux, membro del Comitato di investimento strategico.

Qual è la principale sfida che gli investitori dovranno affrontare nei prossimi anni?

Frédéric Leroux: L’inflazione e le sue fluttuazioni restano il tema principale dei prossimi anni per l’economia, i mercati e i nostri patrimoni. L’alta probabilità di un’inflazione fluttuante ma duratura è parte dello sconvolgimento radicale dell’ordine mondiale, costruito dagli Americani dopo il 1945 intorno a un sistema finanziario incentrato sugli Stati Uniti.

La famosa Pax Americana?

F.L.: Esattamente. In questo sistema, gli Stati Uniti hanno fornito la valuta internazionale, il dollaro, facilmente convertibile, giustificata e garantita da un dominio diplomatico, militare ed economico. Gli Americani acquistavano i prodotti dagli altri paesi, che in cambio accettavano di finanziare il debito e i deficit degli Stati Uniti a fronte di rendimenti sicuri e soddisfacenti.

È ciò che, ad esempio, è avvenuto per anni con i petrodollari?

F.L.: Sì. Il riciclo dei petrodollari, il denaro proveniente dalla vendita di petrolio da parte dei paesi produttori di oro nero, ha consentito di finanziare gli Stati Uniti per molto tempo. Questo meccanismo è sopravvissuto alla fine della convertibilità del dollaro in oro nel 1971. È stato inoltre ampliato e potenziato in occasione dell’integrazione della Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) nel 2001.

Cosa intende?

F.L.: Come per i paesi del Golfo, la Cina ha riciclato i dollari dei suoi surplus commerciali investendo nel debito statunitense, consentendo quindi agli Stati Uniti di restare il consumatore “di ultima istanza” dell’economia globale, il garante dell’ordine mondiale e lo scudo difensivo dell’Europa (NATO).

Si fa riferimento a questo sistema al passato…

F.L.: Questo ordine mondiale incentrato sugli Stati Uniti sembra essere infatti in rapida dissoluzione. In primo luogo, sotto la Presidenza di Donald Trump, gli Stati Uniti hanno acquisito la consapevolezza dell’ascesa di un concorrente pericoloso: la Cina. Ciò ha indotto Washington ad adottare misure protezionistiche, che probabilmente ridurranno la propensione della Cina a continuare a finanziare gli Stati Uniti. Inoltre, Pechino preferisce ormai sviluppare la nuova via della seta, che le apre altre opportunità commerciali e di approvvigionamento energetico.

Recentemente, abbiamo anche visto indebolirsi i legami tra Stati Uniti e Arabia Saudita…

F.L.: Riyad non è più l’alleato fedele di Washington. L’Arabia Saudita non asseconda più le richieste degli Americani relative agli aggiustamenti da apportare alla produzione, poiché ormai questi ultimi ricercano un riequilibrio economico e politico tra le potenze mediorientali, giustificato da una loro minore dipendenza petrolifera dall’Arabia Saudita. Tuttavia, altri fattori evidenziano la dissoluzione di questo vecchio ordine economico incentrato sugli Stati Uniti.

Quali?

F.L.: La guerra in Ucraina, attraverso l’aumento dei prezzi dell’energia che sta innescando, penalizza fortemente la situazione finanziaria dei paesi europei ma anche del Giappone, che stanno perdendo la capacità di investire nel debito statunitense, a causa della scomparsa dei loro surplus commerciali. Infine, ma non meno importante, le sanzioni imposte alla Russia, in particolare la confisca dei suoi asset in dollari e la sua esclusione dai principali circuiti di regolamento internazionali, hanno danneggiato in modo significativo lo status di bene rifugio estremo del dollaro e del debito statunitense. Come si può infatti considerare un bene come “rifugio” se da un giorno all’altro si può esserne espropriati?

Questa sarebbe quindi la fine della Pax Americana?

F.L.: Il facile finanziamento dei deficit e del debito statunitense sta volgendo al termine sotto i nostri occhi, e con esso la Pax Americana che governa il mondo dal 1945. La rottura di questo equilibrio, che aveva consentito lo sviluppo del commercio globale e il rallentamento dell’aumento dei prezzi, sta determinando un ripiegamento su se stessi in termini economici, che alimenterà l’inflazione e favorirà le iniziative bellicose.

Si sta quindi delineando un nuovo ordine economico?

F.L.: La perdita prevedibile di efficienza economica, in combinazione con i fattori demografici e le nuove tendenze sociali, anch’esse inflazionistiche, ci proietta a pieno titolo in un nuovo ordine economico mondiale, che giustifica una profonda trasformazione delle strategie di investimento, già ampiamente avviata nei nostri Fondi misti.

Non c’è nessuna notizia positiva da aspettarsi?

F.L.: Ce ne sono nel breve periodo. Sul fronte della guerra in Ucraina si stanno delineando i primi segnali importanti di una futura pacificazione, mentre si sta intravedendo la prospettiva di una conclusione della politica cinese “zero Covid”, che ha contribuito a un rallentamento molto marcato della crescita. Benché queste due eventualità possano avere in un primo tempo ripercussioni inflazionistiche, aumentando la domanda a livello globale, successivamente dovrebbero consentire il calo dei prezzi dell’energia e maggiore fluidità nelle catene di approvvigionamento, ma dovrebbero anche frenare il rallentamento dell’economia statunitense e di quelle europee.

Quali sono le ripercussioni di tutto ciò sulle vostre strategie di investimento?

F.L.: Il ritorno del ciclo economico (espansione, recessione o depressione, ripresa) alimenta le fluttuazioni dell’inflazione, che pare tornata a registrare un trend in calo su diversi trimestri, in grado di rivalutare gli asset finanziari.

Come potrebbe concretizzarsi?

F.L.: I titoli growth, le società i cui fatturati e gli utili stanno crescendo più rapidamente rispetto alla media del mercato, registreranno una ripresa. Bisognerà approfittarne per posizionarsi nei titoli della “old economy”, trascurati dai mercati azionari per troppo tempo. I mercati azionari dovrebbero proseguire la ripresa tattica registrata nelle ultime settimane, confermando quindi l’instaurarsi di una nuova gerarchia a livello di performance settoriali.

Può essere appropriato un certo ottimismo?

F.L.: Attenzione, ciò non significa che la fase di inflazione si sia conclusa. Il nuovo ordine mondiale illustrato in precedenza dovrebbe infatti contribuire a instaurare un’inflazione strutturale. L’andamento fluttuante dei prezzi, che garantisce il ritorno del ciclo economico dopo un lungo decennio di assenza, deve tuttavia essere inteso come l’opportunità di un ritorno in primo piano della gestione attiva.

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